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Prof Cioni e dr.ssa Sgandurra su “Prospettive in Pediatria”: la neuromodulazione su plasticità cerebrale è il futuro dei trattamenti

I disturbi neuropsichici “rappresentano, per l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms), la seconda causa di burden disease per i soggetti tra i 10-14 anni e l’11esima per quelli tra i 15 e i 19 anni. Inoltre, sempre secondo dati pubblicati dall’Oms, almeno il 50% di tutte le patologie neuropsichiatriche hanno origine in eta’ evolutiva (con inizio dai 14 anni)”. È quanto si legge nell’articolo intitolato “Riflessioni su presente e futuro della terapia dei disturbi neuropsichici del bambino e dell’adolescente”, scritto dal prof. Giovanni Cioni e la dr.ssa Giuseppina Sgandurra del dipartimento di Neuroscienze dell’età evolutiva dell’Irccs Fondazione Stella Maris e Università di Pisa, pubblicato sulla rivista “Prospettive in pediatria”.

Inoltre, “negli ultimi decenni tutti i Paesi occidentali, e in particolare l’Italia, sono stati interessati da profondi cambiamenti demografici ed epidemiologici, caratterizzati da un drammatico incremento di patologie complesse croniche non trasmissibili, quali quelle neuropsichiche dell’età evolutiva”.

Il bambino a rischio per un disturbo del neurosviluppo

L’identificazione del bambino a rischio per un disturbo del neurosviluppo, proseguono gli autori, “è un punto di partenza fondamentale per stabilire uno stretto rapporto tra i genitori e gli operatori sanitari e per fornire l’intervento precoce”.

L’obiettivo di quest’ultimo “è prevenire o minimizzare le difficoltà motorie, cognitive, emotive nei bambini piccoli a rischio per le condizioni biologiche o per fattori di rischio ambientali”. Riguardo alle condizioni a rischio, “una revisione sistematica della Cochrane effettuata per i neonati pretermine, che sono a maggior rischio di andare incontro a disturbi del neurosviluppo, mostra l’evidenza che un intervento precoce nei primi mesi di vita ha effetti positivi sulle prime fasi dello sviluppo psicomotorio”.

La plasticità del sistema nervoso del bambino

“Alla base di ogni intervento-  spiegano ancora il prof Cioni e la dr.ssa Sgandurra – è l’estrema plasticità del sistema nervoso del bambino, poiché essa può essere influenzata da molteplici fattori esterni e interni, costituendo insieme un fattore di vulnerabilita’, ma anche di resilienza e base delle possibilita’ di cura e guarigione. La plasticità cerebrale – continuano – indica la capacità del sistema nervoso centrale di modificare la sua struttura e la sua funzione in relazione ai rendez-vous tra geni, stimoli ambientali e le esperienze”.

Negli ultimi anni, nell’ambito degli studi sulla plasticità cerebrale, “si è sviluppato il concetto di “connettoma”, in analogia al genoma umano che- ricordano i ricercatori – si riferisce al network delle connessioni delle strutture cerebrali che sono continuamente modellate in relazione alle proprietà della plasticità cerebrale. Essa rappresenta dunque un vero e proprio “farmaco” per il sistema nervoso centrale del bambino, in quanto può modificare, grazie alla neuromodulazione, la sua storia naturale ed essere alleata dell’intervento, permettendo un miglioramento a lungo termine e addirittura in alcuni casi, se applicata precocemente, la guarigione”. Gli interventi basati sulla neuromodulazione, secondo gli autori, possono essere raggruppati in quattro macroaree: “Comportamentali, farmacologici, elettrofisiologici, biologici. Ciascuno di questi raggruppamenti interagisce preferenzialmente con componenti (o livelli) multipli della plasticita’ cerebrale, probabilmente influenzando diversi meccanismi regolatori e determinando diversi effetti a livello dell’outcome anatomo-funzionale. Inoltre – si legge nel testo – nuove frontiere sono date dall’utilizzo delle Information and communication Technologies (Ict) che hanno consentito di sviluppare una serie di medical device a misura di bambino, che permettono sia il monitoraggio delle attivita’ del bambino anche nel suo ambiente di vita, ma anche di mettere a punto programmi di teleriabilitazione, che vanno dai primi mesi di vita fino all’eta’ adolescenziale”.

Nuovi modelli di intervento nel campo della neuromodulazione

“Negli ultimi anni – sottolineano gli studiosi – sono stati sviluppati vari modelli di intervento nel campo della neuromodulazione, che permettono di agire utilizzando e ‘manipolando’ i meccanismi di plasticità cerebrale grazie a una serie di innovazioni tecnologiche, diagnostiche e terapeutiche, la cui applicazione rappresenta il futuro per il trattamento dei disturbi neuropsichiatrici anche in eta’ evolutiva. Quella che alcuni anni fa era solo una speranza, cioè  la possibilità di curare e talvolta guarire questi gravi disturbi – concludono – è già oggi e soprattutto sara’ sempre piu’ nel prossimo futuro una realta’”.

Tratto da Newsletter Minori Agenzia DIRE – Febbraio 2021

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