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Il mondo differente dei bimbi con autismo nella ricerca di Stella Maris Mediterraneo

Matera – Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports aiuta a capire come le persone affette da autismo vedano il mondo in maniera differente dalle persone non autistiche. I risultati potrebbero aiutare a comprendere alcune delle difficoltà che queste persone si trovano a fronteggiare nel corso della loro vita, aprendo nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche.

La ricerca, guidata dal Dr. Marco Turi e dal prof. Filippo Muratori dell’Università di Pisa e della Fondazione Stella Maris Mediterraneo, recentemente inaugurata a Matera, è stata pubblicata sulla rivista internazionale Scientific Reports  e mostra come bambini affetti da autismo mostrino una difficoltà selettiva nel riconoscere il fine di un’azione quando questa viene mostrata come eseguita da un’altra persona (prospettiva allocentrica), mentre non mostrano alcuna difficoltà quando l’azione viene mostrata come eseguita da loro stessi (prospettiva egocentrica). Del team di ricerca fanno parte anche la professoressa Maria Concetta Morrone del dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università di Pisa, la dr.ssa Francesca Tinelli dell’Irccs Fondazione Stella Maris di Calambrone ed il prof. David Burr (Fondazione Stella Maris e Università di Firenze).

Nello studio i ricercatori hanno domandato ai bambini con autismo e ai bambini a sviluppo tipico di età compresa tra gli 8 e i 17 anni di guardare attentamente l’animazione di un movimento biologico che rappresenta la mano di un attore durante un movimento di prensione di un oggetto invisibile; il movimento è stato presentato sia da una prospettiva egocentrica che allocentrica e al bambino è stato chiesto di indicare se la mano aveva afferrato un oggetto di grandi o di piccole dimensioni. I soggetti con autismo hanno mostrato difficoltà nel riconoscere le dimensioni dell’oggetto solo nella prospettiva allocentrica, mentre non vi è nessuna differenza, rispetto ai bambini con sviluppo tipico, quando l’azione è stata presentata in una prospettiva egocentrica. I ricercatori hanno anche mostrato come il grado di difficoltà si correla positivamente con la gravità della sintomatologia autistica.

Gli autori ritengono che queste difficoltà nel percepire ed interpretare le azioni altrui possano essere parte nucleare dell’autismo, in quanto esse comportano difficoltà nella capacità di calibrare e coordinare le proprie azioni con quelle degli altri e quindi anche nell’interazione sociale.

“Un fallimento nella capacità di predire le azioni degli altri significa che durante l’interazione sociale non possano essere compresi i gesti e le intenzioni contribuendo al deficit socio-comunicativo tipico dell’ autismo”, dichiara il Professore David Burr dell’Università di Firenze.  “Queste difficoltà di predizione potrebbero spiegare anche le diverse caratteristiche della percezione nelle persone affette da autismo.”  Comprendere meglio questi meccanismi è di estrema importanza per comprendere l’autismo e quindi migliorare gli strumenti diagnostici e terapeutici.

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